Nel Rapporto 2014 il “Centro di Ricerca Economica e Sociale Occhio del Riciclone” , pubblica un resoconto delle novità normative legate all’”intercettazione dei rifiuti riutilizzabili e agli obiettivi di preparazione al riutilizzo”. Allo stato attuale, la normativa vigente prevede che tutto ciò che viene depositato nel cassonetto debba essere considerato rifiuto, non più utilizzabile dunque, a meno che non sia destinato ad essere avviato a riciclo.
Ma cosa avviene nel mondo del settore del “riutilizzo”?
Una parte importante di questa realtà è fatta di cooperative, di botteghe di rigatteria, di negozi specializzati e di operatori ambulanti. Dal Rapporto “L’usato prende forma”, si legge che il settore dell’usato è stimato in circa 50.000 operatori e 80.000 persone impiegate.
In Italia, per esempio, sono numerose le personalità che lavorano nel settore e proprio su questo, il Paese ha un vantaggio rispetto al resto d’Europa: ha un mercato dell’usato molto amplio e diffuso, anche se è spesso sotto attacco. Come si legge nel Rapporto “Nonostante la legge 13/2009 (ex art.7 sexies) indichi con chiarezza che i mercati di piazza dell’usato hanno valore ecologico e pertanto gli enti locali devono sostenerli, e nonostante il programma nazionale per la prevenzione dei rifiuti indichi che per sviluppare il riutilizzo occorre rimuovere gli ostacoli che inibiscono il settore dell’usato, in tutta Italia gli operatori ambulanti del riutilizzo soffrono di politiche territoriali che escludono la possibilità di lavorare professionalmente (mercati riservati solo o prevalentemente ad “hobbisti” e che proliferano senza considerare le soglie di collasso del settore) o regolarmente (mancata concessione di spazi pubblici e specialmente agli operatori di fascia socioeconomica debole)”.
Si prendono per esempio i casi di due mercati tra i più grandi di Italia. Il primo è quello di Roma, dove gli ambulanti di Porta Portese diminuiscono ogni anno non perché non riescano a vendere le merci ma perché non esiste una politica di gestione del mercato coerente, affidabile e orientata a salvaguardarli; Il secondo è quello di Torino. Il regolamento grazie al quale mille operatori del Mercato storico del Balon riuscivano a sbarcare il lunario è stato messo in discussione e sta mettendo in crisi il mercato.
Una prospettiva positiva emerge, invece, dal progetto SIFOR – Sistema Formativo al Valore – Lavoro del Riuso. Scopo del progetto è la formazione e l’inserimento delle funzioni professionali del “Valorizzatore” nelle filiere multi-servizi del mercato del lavoro “social-green”. Una figura esperta capace di muoversi all’interno di tutte le fasi della filiera della gestione dei rifiuti (prevenzione, gestione, riciclo o riuso dei rifiuti), sapendo selezionare gli oggetti e i materiali anche prima che diventino rifiuti, in modo da attivare tutti i processi per la rivitalizzazione e ricollocazione sul mercato.
di Angela Conversano per Eco dalle Città