L’industria del vestiario è tra le più produttive e, per ciò che attiene l’inquinamento, è seconda soltanto alla terribile macchina del petrolio. Se a questo, aggiungiamo il fatto che è ormai possibile produrre moltissimo a costi bassissimi e a scapito dei lavoratori (ma anche della qualità), ecco che il tutto si rafforza.
La recente impennata della moda Fast Fashion ha spinto sempre più il consumatore a spendere, giocando su prezzi abbordabili e facendo leva sull’instillazione silenziosa di bisogni indotti, come se cambiare in continuazione capi d’abbigliamento fosse di primaria importanza. Un rinnovamento spesso realmente percepito come necessario e non dilazionabile, talvolta terapeutico.
E’ così che i nostri armadi hanno iniziato a traboccare di acquisti inopportuni, spesso inutili e di scarsa durabilità, dettati dal bisogno compulsivo del momento, rendendoci burattini ghiotti e abbindolati da luci e colori ammiccanti dei negozi o dalla pubblicità.
Fortunatamente c’è chi sta aprendo gli occhi e molte delle azioni presentate alla SERR 2017, volta al donare una seconda vita agli oggetti, lo dimostrano. Diverse le azioni in Italia che convergono proprio su quest’argomento: ridurre gli acquisti, risistemare o abbellire ciò che già possediamo e, se proprio vogliamo disfarcene, donare in beneficienza o ritrasformare in qualcos’altro di più utile.
Ridai vita al tuo maglione
E’ il caso del Movimento per la Decrescita Felice – Circolo di Padova che ha deciso di organizzare una giornata per “scaldarsi a costo zero” attraverso l’iniziativa “Ridai vita al tuo maglione” fissata per il 22 novembre: un momento di condivisione in cui, portando un vecchio maglione destinato al cestino, i partecipanti avranno l’opportunità di imparare a riconvertirlo in qualcosa di nuovamente utile per l’inverno: cappelli, sciarpe, guanti e così via.
Atelier Progetto Dono
Una proposta analoga è stata lanciata dalla Overseas Onlus di Spilamberto, in provincia di Modena. Si tratta dell’Atelier Progetto Dono, un laboratorio di recupero e rivalorizzazione previsto sempre per mercoledì 22 novembre. Partendo da borse usate, ma anche altri materiali come tessuti avanzati da campionari e scarti di sartoria, sarà possibile abbellire o creare dal principio borse, sciarpe, foulard e accessori vari. Un momento comunitario che vuole avvicinare le persone al tema dell’upcycling, favorendo lo scambio relazionale tra i partecipanti, ma anche di competenze e idee.
La tua scarpa vecchia non è mai stata così utile
E ancora, a Thiene (VI), è stato presentato il progetto “La tua scarpa vecchia non è mai stata così utile” a cui aderisce Decathlon in collaborazione con la ditta Esosport. Nei week del 18-19 e 25-26 novembre sarà effettuata una raccolta di vecchie scarpe da ginnastica che verranno ridestinate: dalla macerazione e dal ricompattamento della suola di gomma, separata dal corpo della scarpa, verrà ricavato il materiale per realizzare nuovi campi d’atletica.
Iniziative HUMANA People to People Onlus
E’ presente, per il quarto anno e con diverse azioni, anche HUMANA People to People Onlus. In numerose città, e in collaborazione con più enti, HUMANA sostiene progetti umanitari per migliorare le condizioni di vita nel Sud del Mondo e a favore di una maggior tutela ambientale. Infatti, la raccolta e vendita di capi di seconda mano, contrasta lo spreco e riduce la produzione di rifiuti composti, in questo caso, da abiti e accessori ancora in buono stato.
Ecco le sue tipologie d’iniziativa proposte per la SERR 2017:
1) Ogni abito è una storia che vuole continuare… Dal 18 al 26 novembre, porta gli abiti che non indossi. Attraverso la sua catena di negozi solidali Second Hand, l’organizzazione si pone l’obiettivo di sensibilizzare la cittadinanza ad un approccio all’acquisto più solidale e sostenibile. L’invito concreto consiste nell’avvio di una raccolta di abiti usati che saranno reimpiegati per mantenere progetti sociali nel Sud del mondo e in Italia. In cambio di questo atto ecologista e generoso, verrà messo a disposizione un buono sconto del 15%. Questo è quanto previsto per le sedi di Second Hand, a Torino, Roma e Milano, allargato anche ai negozi vintage HUMANA di Roma e Milano, che espongono capi e accessori vintage dagli anni ’50 agli anni ’90, disponibili a prezzi contenuti.
2) La raccolta degli abiti diventa hi-tech: il progetto Clothes for love arriva anche a Vimodrone (MI), Brescia e Concesio (BS). In seguito al successo ottenuto dal progetto Clothes for love a Milano, in cui sono stati raccolti nell’arco di due mesi ben 787 kg di vestiti, HUMANA ha deciso di sperimentare anche in altre città, l’utilizzo di uno speciale contenitore adibito alla raccolta di indumenti smessi. Posto all’interno di centri commerciali, è facilmente riconoscibile dal colore rosso e dalla forma a cuore. “La tecnologia al servizio della solidarietà” renderà più fruibile e completo il servizio di raccolta poiché il cassonetto non prevede un’apertura basculante, ma si serve di un sistema antintrusione più semplice e sicuro. Inoltre, l’utilizzo di un touch-screen digitale è in grado di guidare il donatore per informarlo sulle iniziative di HUMANA, per metterlo a conoscenza di dove e a cosa saranno destinati i vestiti e per aiutarlo nella selezione di un buono che potrà essere speso in prodotti biologici e sostenibili. Dei sensori automatici permetteranno al sistema di “esaminare” il sacchetto di abbigliamento donato, ottimizzandone la raccolta. Un’iniziativa che partirà con la SERR, ma continuerà in giro per diverse città lombarde fino a tutto gennaio 2018.
3) HUMANA ha coinvolto anche i dipendenti di diverse aziende nella raccolta di abbigliamento usato. Dunque, parteciperanno in via straordinaria anche Altroconsumo, CST Consulting, KPMG (con le sedi di Milano, Padova, Firenze, Verona, Roma e Torino), Esprinet che il 20/11 effettuerà anche una raccolta fondi a sostegno del Centro di Accoglienza per bambini in Mozambico, e PWC che effettuerà insieme ad HUMANA un bilancio dei risultati di una raccolta già avvenuta, promuovendone il modello di economia circolare.
Rivesti il mondo di valore – raccolta differenziata di abiti usati a Brescia
Rivesti il mondo di valore – raccolta differenziata di abiti usati a Brescia. La cooperativa sociale CAUTO in collaborazione con la CARITAS Diocesana di Brescia, organizza dal 18 al 25 novembre degli incontri nelle scuole per promuovere l’importanza della riduzione dei rifiuti e del riuso del vestiario, illustrando le conseguenze dell’impatto ambientale delle azioni di ognuno. Ad ogni scuola partecipante è donato un ecobox in cui radunare gli oggetti reperiti, in cambio del quale ad ogni classe verrà distribuita della cancelleria. Inoltre, come simbolo di questa campagna, saranno rivestiti con una nuova grafica i cassonetti dedicati alla raccolta degli abiti usati, solitamente posti vicino le scuole.
Sciopero dell’acquisto di vestiti
Quanti di noi hanno nel guardaroba abiti che hanno un decennio? Credo ci si possa contare sulle dita di una mano, purtroppo. Il consumismo occidentale e la mania dell’usa e getta ci hanno illusi che avessimo bisogno di capi sempre nuovi per poter vivere meglio, per dare un’idea di noi migliore e più attendibile creandoci uno status symbol, quasi non contasse più cosa e chi ci fosse dentro i nostri abiti.
Ecco che, invece, Angela Pontarollo, una privata cittadina, con la sua azione porta alla SERR un atto rivoluzionario. Nonostante un clima culturale in cui la donna è ancora considerata ancora come la maggior consumatrice, soprattutto nel campo della moda, fa “un voto” in nome dell’ambiente e si impegna a non comprare per l’arco di un intero anno, nessun nuovo capo d’abbigliamento proveniente dall’industria del Fast Fashion (esclusi biancheria intima e scarpe). Una donna che deve aver capito di non aver bisogno di stipare continuamente abiti nel proprio armadio, che non è solamente ciò che si indossa a renderci belle e ad esprimere ciò che siamo. Un modo per dare dignità anche a chi produce i nostri indumenti, spesso lavorando in condizioni estreme. Perché decidere se, dove e cosa acquistare rappresenta oltre che un atto morale, anche un’azione ambientalista e femminista. Perché si può con le proprie azioni avere un peso sulla società e sull’industria, visto che molto spesso sono le donne a produrre abbigliamento, a cucire i nostri vestiti e ad occuparsi di quelli che destiniamo al riciclo. Da donne a donne, è per prime che dobbiamo occuparci del nostro mondo, della nostra tutela. Agiamo consapevolmente, con le nostre azioni quotidiane!
Sono circa 80 miliardi i capi di Fast Fashion prodotti all’anno. Si è stimato che buona parte dei vestiti destinati (se tutto va bene) al riciclo sia stato per lo più indossato 5 volte prima di essere gettato via. Ogni anno finiscono nel cassonetto 14 milioni di tonnellate di vestiti e prodotti tessili.
E’ tempo di agire, partecipate numerosi!