La quarta edizione del “Plastic bag free day” si svolgerà domenica 3 luglio, un momento per riflettere sui danni ambientali che i sacchetti di plastica provocano nel mondo e per sensibilizzare l’opinione pubblica sui rischi che l’ambiente corre sul loro consumo indiscriminato.
L’intento è quello di “rendere i sacchetti monouso non biodegradabili solo un ricordo del passato. Negli ultimi anni – dicono gli organizzatori – abbiamo fatto incredibili progressi verso un mondo libero dai sacchetti di plastica, con nuovi divieti, tasse e iniziative anti-borsa di plastica che, nell’ultimo anno hanno fatto progressi significativi”.
I promotori dell’iziativa sono Zero Waste Europe, Gaia (Global alliance Incinerator Altrenative, la sigla che raggruppa tutti i movimenti globali contro la costruzione e l’utilizzo di inceneritori per intenderci) e Fundació Prevenció de Residus i Consum la fondazione catalana che si batte per il consumo responsabile delle risorse.
Nell’ultimo anno molti paesi hanno fatto avanti per combattere e vietare l’uso dei sacchetti. Ultimo in ordine di tempo, è il divieto in vigore oggi (1° luglio) in Francia sulla vendita e commercializzazione dei sacchetti in plastica monouso per l’asporto di merci. Secondo i dati diffusi dalla Comunità europea nel 2010, l’Irlanda e il Lussemburgo i minori consumatori di sacchetti all’anno con 20 shoppers per cittadino. I peggiori sono Slovenia, Slovacchia, Portogallo, Polonia, Lituania, Lettonia, Ungheria e Estonia con più di 514 sacchetti per cittadino.
E l’Italia? Nonostante il divieto entrato in vigore nel 2102, noi italiani consumiamo 204 sacchetti all’anno, un risultato negativo se si considera che l’obiettivo Ue per il 2020 è di 90 sacchetti pro capite l’anno, mentre quello per il 2025 è di 40.
Per ridurre il loro consumo, i consumatori possono fare tanto. La prima mossa, la più efficace, è quella di rifiutarsi di accettare gli shoppers, tutte le volte che nei mercati e nei negozi la merce acquistata ci viene consegnata nei sacchetti in plastica. Pretendete sacchetti biodegradabili e compostabili, perché oltre che assere una scelta etica e rispettosa dell’ambiente, è la legge che lo impone.
Luigi Vendola per Eco dalle Città