Proviamo a immaginare un paese. Un paese che produce, ovviamente, immondizia. Immaginiamo che questo paese faccia la raccolta differenziata. Adesso, dal quadro che avete in mente, fate scomparire i camion di raccolta. Cancellatene il rumore, l’inquinamento, le somme di denaro che servono per mantenerli. Al loro posto, immaginate asini.
È quello che succede a Castelbuono, piccolo comune in provincia di Palermo. Nel 2007 l’ormai ex sindaco Mario Cicero ha dato il via a un servizio di raccolta originale e virtuoso che poco a poco si è diffuso anche in altri comuni italiani.
La mattina presto sei paia di lunghe orecchie escono dalle loro stalle e si incamminano per il budello del centro storico, percorrendo lentamente le strette vie lastricate. Ad accompagnarli, i colleghi bipedi, per lo più ragazzi appartenenti a categorie svantaggiate. È il nuovo servizio di raccolta dei rifiuti e loro, gli asini, sono i nuovi netturbini del paese.
Gli abitanti di Castelbuono sono entusiasti, consapevoli che questa novità innesca processi virtuosi sia a livello ambientale che sociale.
Eliminando i camion di raccolta si elimina l’inquinamento acustico, l’inquinamento ambientale e si risparmia in termini economici: niente benzina, assicurazione e costi di gestione. Solo le cure necessarie per gli equini e qualche balla di fieno.
I netturbini a quattro zampe inoltre, non sono mica asini qualsiasi! Appartengono alla razza autoctona ragusana che rischiava l’estinzione. Un tempo infatti, quasi tutte le famiglie della zona possedevano un asino o un mulo, ma quando la vita di città ha preso il sopravvento su quella contadina, gli asini sono diventati inutili, superflui.
Oggi le asinelle operatrici ecologiche (tutte femmine perché più mansuete dei maschietti) sono vaccinate, periodicamente visitate dai veterinari delle ASL e dotate di microchip. Godono di diritti e privilegi, proprio come veri lavoratori: lavorano infatti 5 ore al giorno tranne la domenica e portano carichi non superiori alle loro potenzialità fisiche.
Il Comune ha stipulato inoltre una convenzione con l’Istituto tecnico agrario di Castelbuono, incaricato di provvedere al ricovero delle bestie e al loro “pensionamento” quando non saranno più in grado di svolgere attività lavorativa.
Un grande traguardo in termini ambientali, ma anche a livello sociale poiché le cooperative che si occupano del servizio di raccolta si impegnano a reintrodurre in un contesto lavorativo soggetti svantaggiati come disabili o ex tossicodipendenti che accompagnano e si prendono cura degli asinelli netturbini.
Certo, non dimentichiamo che i quadrupedi, passeggiando su e giù per la città, inevitabilmente lasciano qualche “ricordino” per le strade. Nota dolente in mezzo a tanti aspetti positivi? Tutt’altro! Gli operatori sono pronti a raccogliere tutto quel “ben di Dio” per poi donarlo agli agricoltori della zona che lo richiedono come concime per i loro terreni.
Insomma, cosa volete di più? Dematerializzazione. Fare di più con meno. A Castelbuono ci sono riusciti! Speriamo che sempre più comuni prendano l’esempio!