Spesso il cortometraggio viene tacciato di essere superficiale, di girare attorno agli argomenti che vuole affrontare oppure, più semplicemente, di essere troppo sbrigativo. Il cortometraggio, ci si dimentica, é il primo vero cinema. Le proiezioni dei fratelli Lumière erano costituite da cortometraggi della durata massima di trenta secondi: la loro brevità era dovuta dal fatto che la macchina da presa brevettata dai fratelli lionesi poteva contenere poca pellicola. Tuttavia, in quei trenta secondi in cui viene mostrata una parata, la pappa di un bambino, l’arrivo di un treno, c’era tutta la voglia di mostrare, raccontare, mandare un messaggio. Il primo pubblico rimaneva impressionato da questa vita impressa sulla pellicola: basti citare l’aneddoto secondo cui, mentre veniva mostrato al cinematografo l’arrivo di un treno alla stazione, la folla è fuggita via terrorizzata dalla sala, temendo che il treno stesse realmente andando addosso a loro.
Con il tempo, con il perfezionarsi e con il progredire tecnico del cinema, il cortometraggio è sempre stato, più gradualmente, messo da parte, in favore di durate maggiori. Ora come ora i cortometraggi sono materiale da Festival, da piattaforme online e, da sempre, un’ottima palestra per aspiranti registi. Essi permettono, di impressionare tutto un mondo in uno spazio esiguo, che può essere di pochi minuti, non più solo trenta secondi, oggi grazie pure al digitale.
È proprio su Youtube che si può trovare questo inquietante e ironico corto. Si intitola MAN, di Steve Cutts. Cutts, attraverso i suoi corti d’animazione (che si trovano sia sul suo canale Youtube, che sul suo sito personale) riflette in maniera ironica e amara sul consumismo e sulle conseguenze che questo ha portato: molti arricchiti, animali uccisi in suo nome, un’orda di zombie schiavi degli smartphone che riempiono il loro vuoto interiore con tonnellate di junk food. Ma, soprattutto, con tantissimi rifiuti, non solo fisici, anche umani. Una eliminazione che annulla anche coloro che del consumismo, sono uno dei portabandiera: i cartoni animati in Whe are They Now?.
MAN, in pochissimo tempo, racconta di come l’uomo non abbia fatto altro che consumare, sporcare e distruggere per il suo benessere tutto ciò che ha avuto attorno. Un omino (con un sarcastico “welcome” stampato sulla t-shirt), un attimo dopo essere comparso, si infila due serpenti nei piedi e li trasforma in scarpe; prende un pollo, lo impana e lo frigge vivo prima di sgranocchiarselo; taglia la testa ad un agnello; uccide con un colpo di bastone una foca per avere una pelliccia. Saltella, saltella finché non compaiono strade, autostrade, automobili, smog, palazzi, grandi mattatoi dove mucche e maiali vengono messi vivi in un solo tritacarne; i polli ingozzati. Alla “fine” del suo viaggio l’omino si muove su di alte torri di rifiuti che, con il loro puzzo con le loro dimensioni, hanno trasformato il mondo in un immenso immondezzaio desolato. Una discarica dove si erge un trono sul quale l’arrogante omino si siede, incoronandosi re.
Il messaggio è chiaro: l’uomo non è re di nulla, è padrone del suo destino, quello di eliminare e produrre del superfluo che viene immediatamente, per necessità o per vizio, gettato via. L’uomo non è re del mondo, è solo re dell’immondizia. Come a dire che tutto quello che l’uomo ha “creato” nel corso della sua esistenza non è altro che un immenso cumulo di rifiuti, ed è così. Un mondo in cui egli stesso può divenire per “altri” un rifiuto. Steve Cutts è cinico e crudele, ma centra il bersaglio: tutto in tre minuti e mezzo di cortometraggio.