È possibile produrre cibo per animali a partire dai rifiuti alimentari? La domanda se la stanno ponendo i sei centri di ricerca europei, tra cui quello dell’Università degli Studi di Parma, che hanno deciso di aderire al progetto Noshan, finanziato dall’Unione Europea. Il progetto, in particolare, si occupa di sviluppare nuove metodologie per ottenere mangini a basso impatto, sia economico che ambientale. Come? Attraverso la produzione di additivi alimentari dai rifiuti, in particolare da quelli che in Europa sono i più usati per essere avviati al riciclo, come ortaggi, latticini, frutta e piante.
noshan

Coordinati dal centro tecnologico spagnolo Leitat, i sei centri di ricerca stanno sviluppando tecnologie che separino il contenuto solido degli scarti dei latticini, senza ricorrere, però, a sostanze chimiche, e non solo. Con il progetto Noshan l’obiettivo sarà lavorare anche sui derivati da residui alimentari necessari in particolare per il benessere fisico degli animali e per prevenire malattie.
Ma per quale motivo sorge la necessità di avviare una ricerca in questo campo? A spiegarlo è l’Unione Europea che indica come un progetto di questo tipo gioverà “sia alle aree rurali, dove la crescita è meno densa rispetto alle aree urbane, sia alle aree urbane grazie alla presenza numerosa di industrie di mangimi”. Nuove opportunità di lavoro per gli agricoltori, dunque, e miglioramento della qualità del lavoro: questi i due risultati che secondo il progetto verranno apportati alla società. Il tutto sfruttando i rifiuti alimentari, che secondo i dati emessi dalla FAO risalgono a circa 1, 3 miliardi di tonnellate, riconvertendoli in nuova risorsa.
“La bioeconomia in Europa ha un valore di 2 000 miliardi di euro e rappresenta 22 milioni di posti di lavoro, motivo per cui è il fulcro di Orizzonte 2020″, ha dichiarato il commissario per la ricerca, l’innovazione e la scienza Máire Geoghegan-Quinn. “Progetti come Noshan mettono insieme ricercatori e imprese per rafforzare la nostra economia e migliorare la nostra qualità della vita in modo sostenibile”.

di Angela Conversano per Eco dalle Città